16 settembre 2012

Nel Magico Regno delle Fate e degli Spiriti di Natura.




" O belle fate le ali spiegate,
nelle ore dorate voi sole ballate
O belle fate più non tardate"
Tratto dal film "Favole".


Quante volte da bambino e giovane adolescente ho ascoltato rapito di un mondo sottile e segreto, fatto di piccole creature delicate ed eteree, ricche di fascino e mistero.

Ascoltare racconti che le riguardavano mi trasportava in un atmosfera di sogno, dove i limiti del conosciuto si dilatavano e le brutture della vita svanivano perse in una Luce dai contorni non definiti in cui il magico e soprannaturale diventavano Realtà, forse l'unica e Vera!

Oggi, cresciuto e giovane uomo, dopo anni di ricerca, ho finalmente trovato quelle risposte che la mia Anima domandava di sapere ed in particolare ora, ho l'assoluta certezza che questi piccoli splendidi esseri esistono davvero e che da ora in poi saranno sempre più vicino a noi!

Il nome che possiamo dare al gruppo di esseri a cui mi riferisco è SPIRITI DI NATURA.

Le tradizioni popolari di tutto il mondo affermano l'esistenza degli spiriti di natura che occasionalmente vengono veduti dagli uomini e vi sono migliaia di persone che sarebbero disposte a giurare d'aver veduto con i propri occhi spiriti di varia forma e natura. Tali tradizioni parlano di fate, gnomi, silfi, salamandre, ondine, elfi, coboldi, sirene, deva, ecc...benevoli alcuni ed altri ostili all'uomo.

La letteratura è ricca di accenni precisi sull'esistenza di tali esseri. Si può trovare la graziosa descrizione datane dal medico svedese Dott. Axel Munthe nel suo libro autobiogafico "San Michele" là dove parla del suo incontro con uno gnomo durante una gita in Lapponia.

Cominciamo con questo post a descrivere il primo gruppo di spiriti elementali denominato Fate.

LE FATE


“Gli esseri elementali chiamati “fate” possono essere collegati alla Terra, ma anche all'Acqua e all'Aria. Perlopiù hanno aspetto umano, sebbene possano mostrarsi sotto le più diverse forme.

Quelle più prossime agli uomini spesso sono alte come un essere umano adulto. La loro vita non ha una durata definita, e può essere breve o lunga; lasciano infatti il corpo quando sentono che non è più così vivo come prima, quando sono stanche, non fisicamente ma della Vita.

Durante la loro esistenza non hanno bisogno di riposare e nascono già completamente sviluppate. Sono sensibili ai raggi della Luna e del Sole, che apprezzano in modo particolare. Sono in costante collegamento con la natura, con la bellezza che ne emana e della quale sono partecipi, in modo costante e gioioso.

Come alcuni gnomi guaritori, vegliano sugli uccelli, gli insetti, gli scoiattoli, e tutto ciò che sboccia o nasce nel mondo animale” scrive Michel Coquet in Devas ou les mondes angeliques, citando Stanislas de Gaita e Leadbeater.

Qui di seguito il racconto della ricercatrice spirituale Anne Givaudan di un incontro avuto da lei stessa con una rappresentante di questo gruppo di Spiriti di Natura poi inserito nel suo libro "Incontro con gli invisibili custodi della Natura" ed.Amrita.

Il tempo delle fate





Quella sera percepisco nuovamente il richiamo delle mie guide del momento. Esco dal guscio fisico facilmente, e sento subito, accanto a me, una forma luminosa che mi accompagna.

La sento, ma ancora non posso vederla. Mi indica il cammino da seguire senza una parola, senza un gesto, soltanto con la sua presenza amorevole, che mi conduce all’istante in un luogo magico, degno delle più belle fiabe.

Davanti a me, in mezzo a una lussureggiante vegetazione, si erge una struttura dalla trasparenza madreperlacea, che brilla di mille colori traslucidi; ho la strana sensazione di esserci già stata. L’insieme pare costruito con un materiale che ricorda il cristallo, ma so che non lo è. Ne ha solo l’aspetto.

La figura che mi accompagna, e che ora percepisco in modo più netto, mi porta con sé lungo un corridoio vivo, multicolore, dalle sfumature cangianti, che pare fatto per acquietare chiunque lo attraversi e trasmettergli un’energia di gioia.

Sento, in fondo al cuore, la tranquilla certezza che tutto è giusto. Una giustezza che non ha nulla a che fare con la rassegnazione o con la giustizia umana; è piuttosto una legge divina, secondo la quale i nostri pensieri e le nostre azioni attirano a noi i fatti ai quali poi dobbiamo far fronte.

«Quello che senti è giusto».

Non sono parole udibili, ma un messaggio che capto sotto forma di energia, proveniente dalla figura che mi ha preceduta fin qui.

«Il luogo che vedi è una delle nostre creazioni. Sui piani più sottili, non si può creare senza che vi partecipino l’anima e il cuore; la vita che voi chiamate “fisica” è una creazione dei vostri pensieri, o più precisamente del pensiero collettivo. Analogamente, sui nostri piani, noi creiamo in modo del tutto consapevole.

Questa costruzione ha una sua vita autonoma, in quanto prodotto dell’Amore come tutto ciò che vedrai su questo piano di esistenza che è parte del nostro mondo.

La nostra natura è tale che non possiamo che creare in modo armonioso. Serviamo anche da guide per gli esseri del “mondo sotto”, il cosiddetto “mondo fisico”, sul quale vivi.

Non abbiamo, diversamente da voi, la possibilità di scegliere, e questa è la grande differenza fra noi e voi. Non possiamo essere altrimenti se non ciò per cui siamo stati creati.

Per noi e per i nostri questa è una facilitazione, tuttavia voi disponete di un potere che vi invidiamo: la scelta.

Non è un dono facile da gestire, e anche dopo che è passato tanto del vostro tempo ancora procedete a tentoni nel servirvi di questa opportunità; così, potete diventare il giocattolo di molte forze cui piacerebbe farvi fare ciò che considerano giusto per loro stesse.

Pochi di voi hanno imparato a servirsi di quello che chiamate talvolta “discernimento”; ancora oggi vi è difficile, perché avete emozioni troppo sbrigliate, e la mente concettuale dirige i vostri passi al punto che non avete padronanza né delle une né dell’altra. Questo stato, tuttavia, è provvisorio, ed è di alta qualità grazie agli insegnamenti che potete trarne».

La voce che scorre dentro di me come una sorgente fresca si ferma qui. Segue un silenzio che è come una musica celestiale; risveglia nella mia anima un inizio di nostalgia, subito dissolta. Si crea come uno spazio, in cui sento nuovamente l’energia tradursi in parole:

«Il vostro mondo si avvicina a un momento di scelta estremamente importante, che avrà ripercussioni sul nostro universo e su tutti gli altri mondi del sistema solare.

Ecco perché teniamo tanto a che partecipiate consapevolmente, insieme a noi, a far sì che l’energia che inonderà il pianeta sia quella dell’Unità e non quella duale che praticate da tanto del nostro tempo. La scelta che vi apprestate a esercitare oggi, sarà fra l’illusione dei beni materiali e la Realtà dello Spirito. Tutto è ancora nelle vostre mani, e sebbene su altri piani la scelta sia già stata fatta, tutto può ancora cambiare».

«Perché parli del nostro tempo? So che il tempo è illusorio, e che è diverso non solo per ognuno di noi ma anche in ciascuno dei mondi più sottili; qual è dunque il tuo tempo? E tu, chi sei?», non posso esimermi dal chiedere.

«Appartengo al mondo delle fate, ed è questo il popolo che rappresento. Sono qui per farti conoscere ciò che facciamo, e come contribuiamo al vostro mondo fisico».

Ora colgo meglio questa figura di energia femminile, molto vicina a me. Quanta bellezza, quanta grazia e quanta femminilità in tutto ciò che emana da lei!

«Non posso dirti il mio nome, sebbene me ne abbiano dato uno, ed esso sia celebre nelle vostre fiabe e nelle vostre leggende, perché, nel nostro mondo, quello che ci distingue gli uni dagli altri è la nostra vibrazione. Ma vedrai che non sarà un ostacolo».

La figura sembra addensarsi, e immagino che stia facendo uno sforzo per riuscire a rendersi più visibile ai miei occhi. Davanti a me, ora, c’è una donna bellissima, con i tratti del volto di impareggiabile finezza; la sua figura, ancora un po’ fluida, è di una perfezione e di una grazia senza comune misura con ciò che conosciamo di più bello sulla Terra.




Mi sorride e i suoni che emette per parlarmi pare che vengano dal cuore, non dalla bocca.

«Mi hai fatto una domanda sul nostro tempo, e vorrei risponderti: noi non invecchiamo e non sappiamo che cosa sia la malattia nel senso in cui la vivete voi, perché tutti i piani del nostro essere sono nell’unità. Possiamo vivere migliaia dei vostri anni, seguire le peripezie dei vostri mondi e conservarne il ricordo, ma se noi possediamo la longevità, voi conoscete l’eternità».

Ascolto senza ben capire che cosa questo voglia dire; poi la fata continua:

«Alcune leggende parlano di uomini che si sono smarriti avvicinandosi a noi. Un essere umano tradurrà questo fatto in termini di buono o cattivo, ma nel nostro mondo queste categorie non esistono. L’umano che partecipa a una delle nostre danze, quelle chiamate “danza delle fate” o “cerchio delle fate”, non si perde per sempre; è la sua anima che lo attira verso di noi, e vivrà un’esperienza unica, che lo condurrà in un mondo di cui si ricorderà in eterno, quali che siano le sue incarnazioni future. Gli insegneremo ciò che potremo trasmettergli, toccheremo la sua anima perché sappia che altri mondi s’intersecano con il suo.

È possibile che a un certo punto egli voglia far ritorno nel suo mondo, e noi non glielo impediremo; gli mostreremo però quanta sabbia è passata nella clessidra del tempo, e molto spesso non vorrà crederci, perché sarà difficile per lui concepire che centinaia di anni siano potuti trascorrere nel suo mondo intanto che lui viveva un’esperienza apparentemente di breve durata.

Se farà ritorno nel mondo fisico sarà terrorizzato da tutti i cambiamenti sopraggiunti in sua assenza e avrà probabilmente difficoltà a riprendere il corso normale della vita, ma noi non potremo farci niente. Gli umani fanno scelte che a volte ci stupiscono, ma noi ci asteniamo dal giudizio e accettiamo quello che loro decidono di vivere».

La voce dai toni cristallini ora tace.

«Vieni, ora…».

Seguo nuovamente l’eterea figura attraverso i vivi corridoi, e ci fermiamo davanti alla porta del tempo. Un’iscrizione che sembra fatta apposta per me si profila in lettere che hanno il colore dell’arcobaleno:

«La porta del tempo».


  

La fata è allegra, e ride davanti al mio stupore.

«Ci piace sorprendere gli umani che vengono invitati qui», dice, come unica spiegazione.

La porta si apre senza che ci sia bisogno di una qualsiasi azione, come se già sapesse che qualcuno era lì, in attesa che si aprisse.

All’interno, una vasta sala dalla cupola traslucida ci accoglie. Tutto è di un bianco talmente luminoso che mi fa venire le vertigini, e le colonne che si trovano nel centro della sala mi sembrano sospese nel vuoto. Questo luogo, lo conosco.

«È lo spazio–tempo», mi suggerisce la guida, e che pare fluttuare sul suolo traslucido.

Ho la sensazione di cadere nel vuoto, e ho appena il tempo di chiedermi come mai il corpo astrale può sentire un’impressione del genere, una simile vertigine: prima che io possa riprendermi comincia ad apparirmi una scena.

«Ti ricordi?», mi chiede la voce portatrice di luce. No. Ho un bel cercare, ma non ricordo nulla di preciso; anche se mi concentro, raschiando il fondo della memoria, non mi viene in mente niente.

«Cosa intendi?» La imploro di aiutarmi, davvero imbarazzata. «Si tratta di un evento recente, di questa vita…».

Nel momento stesso in cui queste parole penetrano dentro di me, ecco che sorge l’immagine di un crop circle, un cerchio nel grano, e all’improvviso mi torna in mente il viaggio fatto con alcuni studenti e terapeuti in Inghilterra, nell’agosto del 2009, dedicato, appunto ai crop circles.

Avevo seppellito nella memoria quest’episodio, una passeggiata dentro a due cerchi nel grano: uno di essi era composto a sua volta da cerchi diversi, sui quali altri cerchi, simili a pianeti, erano stati disegnati, e nulla lasciava presagire quello che sarebbe successo percorrendoli. Sentivamo il bisogno di meditare, e io mi ero seduta in un punto del cerchio centrale.




All’improvviso, entrai in contatto con un essere. Era lì, davanti a me, su un piano non fisico: lo guardavo insegnare a dei bambini piccolissimi il funzionamento dei vari sistemi solari. I bambini, che sembravano non avere più di tre o quattro anni, erano attenti, molto interessati a quei mondi che giravano davanti a loro in perfetta armonia.

In quel momento l’insegnante, alto, dai capelli lisci e con uno sguardo infinitamente compassionevole, si voltò verso noi tutti: ci vedeva e ci sorrideva. Poi mi mostrò un pianeta, e io riconobbi la Terra, ma… quale fu il mio stupore! Sapevo che la Terra era l’unica nota stonata del nostro sistema solare, ma ora la vedevo ruotare in mezzo agli altri pianeti del sistema in perfetta simbiosi con essi! Compresi in un istante che la Terra era riuscita a fare il salto di qualità, che era stata riabilitata; si trattava dell’ipotesi più probabile ma, per quegli esseri, era come se la cosa fosse già avvenuta.

Ero commossa, infinitamente riconoscente per il fatto che altri vedessero la Terra guarita e insegnassero questo. L’insegnante sorrideva e il suo sorriso illuminava il luogo di un’armonia tangibile. Con un cenno, scomparve, intanto che ritornavo completamente cosciente del luogo in cui mi trovavo.

Altre sorprese erano in serbo per me in un altro grande agroglifo che visitammo quello stesso giorno; esso conteneva delle “scritture”; percorremmo i cerchi iniziali, poi i lunghi “viali” caratterizzati da segni strani e indecifrabili. Attraversando i primi cerchi ebbi un’impressione sgradevole, come di distruzione, senza capire a cosa fosse dovuta. Sentii in quel momento una sensazione strana, come un brivido che mi correva lungo la spina dorsale; una mano mi guidò attraverso i segni di scrittura e mi parlò:

«Ti trovi in un libro che sarà veramente comprensibile per questa umanità solo più tardi. Contiene l’anatomia fisica e sottile dell’essere del futuro.




Alcuni scritti sulla Terra, a volte vi hanno fatto accenno: i rami della scrittura centrale descrivono l’evoluzione dell’umano, da come è stato a come sarà. Ogni linea corrisponde a uno stato del suo divenire. L’essere del futuro avrà ben poco a che fare con quello del vostro presente: sarà fluido come l’acqua, forte come la roccia, solare e lunare, e avrà trasceso le emozioni. Solo allora potrà leggere questo libro sui vari piani di cui egli stesso sarà costituito».

La voce tacque, e compresi che quel cerchio nel grano presentava diversi livelli di lettura, ma che la parte davvero essenziale sarebbe stata compresa soltanto quando noi, insieme all’umanità, avessimo acquisito le nozioni per capire.

Ciò nonostante, già ora quelle nozioni si apprestavano a essere codificate dentro di noi, a risvegliare ciò che ancora dormiva su ogni nostro piano, da quello più fisico a quello più sottile.

Camminare in quel luogo riapriva porte interiori chiuse da tanto tempo; tutti noi ne avremmo tratto beneficio e, per mezzo nostro, anche altri, grazie all’energia che avremmo trasportato immancabilmente ma inconsapevolmente, cosa salutare per tutti i nostri ego sovradimensionati.

Poi vidi davanti a me dei mondi svuotati della loro sostanza: pianeti morti, inariditi, mentre la voce continuava:

«Questi mondi fanno parte della storia antica di diversi sistemi solari. Sono pianeti morti. I loro abitanti non sono stati in grado di preservarli, e si sono rifugiati sulla vostra Terra attuale.

La loro storia fa anche parte della vostra, e per questo è scritta in questo grande libro dell’evoluzione».

Questo fu tutto, e la comunicazione cessò così come era iniziata, senza giudizi, senza emozioni. Tutto sembrava così chiaro…

Anche quell’esperienza, il passato, il presente e il futuro si erano incontrati in un tempo diverso da quello lineare in voga sulla Terra, e sapevo che ciascuno di noi portava ormai inciso, in sé, un altro tempo… che ben presto sarebbe entrato in vigore su un altro pianeta Terra, diverso da quello su cui oggi ci troviamo.

La mia guida, nuovamente visibile, si avvicinò e mi toccò la fronte con un gesto pieno di grazia:

«Le leggende hanno fatto di noi esseri buoni o cattivi. Ricordati di quello che dicono delle fate le leggende arturiane, a proposito di Merlino, Viviana e Morgana.

Gli umani hanno dimenticato che, fin dal loro concepimento, noi siamo al loro fianco. Alcune di noi si incaricano di seguire un umano particolare che si incarna, gli restano accanto e si adeguano alle sue emozioni. Noi non possediamo emozioni personali così come voi le concepite: portiamo a compimento con amore quello che fa parte della nostra missione, e se il nostro ruolo è di accompagnare un essere della Terra, lo facciamo volentieri.

Proponiamo azioni, pensieri o idee, ma non ci serviamo mai del nostro potere per indurre con la forza azioni che non siano volute dall’essere umano a cui siamo legate. Quelle che voi interpretate come le nostre “emozioni”, altro non sono che la proiezione delle vostre storie di vita, delle quali siamo compartecipi in quanto “guide”. Obbediamo a leggi che trascendono quelle umane, e a Esseri di grande Luce di cui siamo le intermediarie.

Fra noi, così come fra i nostri fratelli elfi e le nostre sorelle ondine, qualcuno a volte contrae una strana malattia, e prova un sentimento d’Amore per un individuo della vostra razza. Quando questo accade, gli offriamo una totale fedeltà, e gioie amorose che sulla Terra fisica non potete conoscere, perché noi siamo amore e bellezza.

Di un’unione del genere nessuno ha mai avuto di che lamentarsi, anche se il patto che la suggella è vincolante. Da noi, imparerete l’arte della perfetta salute e della longevità, mentre noi scopriremo, grazie a voi, l’arte della scelta e l’immortalità. Se dalla nostra unione con uno dei vostri nascono dei figli, saranno esseri ibridi, che conserveranno il nostro sapere e ne faranno buon uso; però non cercateli oggi fra voi, in quanto perlopiù vivono nel nostro mondo.

Una delle nostre funzioni è esaltare la Bellezza… La bellezza è il nostro mondo, e noi la diffondiamo ovunque siamo; un’altra funzione è operare con gli elfi per la nostra madre, la Natura».

La fata ora non emette più alcun suono, e tuttavia i suoni si sprigionano dal suo essere intero, continuano a inondarmi d’amore e di bellezza. In questo istante provo la sensazione che Tutto è indescrivibilmente bello. Il Tutto è la natura e tutti coloro che vivono su questo pianeta, su qualsiasi piano. All’improvviso provo l’intima convinzione che siamo come ciechi che immaginano un mondo e così lo creano, senza vedere la bellezza di ciò che veramente li circonda.

«Chi dorme? Colui che vive la vita sulla Terra o colui che crede di sognare?», mi chiedo, pur conoscendo perfettamente la risposta: un gioco dell’intelletto a cui piace analizzare le cose per coglierle in modo più completo, e accorgersi così che sta sbagliando strada.

Tratto da "Incontro con gli invisibili custodi della natura" ed. Amrita.

Qui di seguito potete ascoltare l'intervista all'autrice del libro di cui sopra Anne Givaudan. Essa è una ricercatrice spirituale che nel corso della vita ha avuto esperienze spirituali notevoli che ha condiviso in numerosi libri.




Inoltre per la dolcezza della musica e le bellissime immagini ho pensato di far cosa gradita inserire quest'altro video sulle fate:

Buona visione




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