6 dicembre 2012

Il maestro zen e il samurai


NuovAurora, 6 Dicembre 2012

Vorrei condividere con voi questo scritto,  che spero possa essere motivo di riflessione sul nostro comportamento di tutti i giorni al quale non attribuiamo a sufficienza la dovuta importanza.

Un abbraccio d'anima.




 Le porte del Cielo e le porte dell'inferno


Un giovane samurai, gonfio d'orgoglio e collerico, uccideva chiunque gli recasse anche la minima offesa. 

Erano tempi in cui i samurai si facevano le loro leggi da soli e il suo comportamento era considerato normale.

Ma un giorno, dopo un'altra inutile uccisione, mentre ripuliva la spada dal sangue e la rimetteva nel fodero, il giovane samurai ebbe all'improvviso il timore che gli dèi disapprovassero il suo comportamento e lo scagliassero all'inferno.

Spinto dal desiderio di saperne di più dell'aldilà, si recò nell'umile capanna di un maestro zen di nome Kanzaki.

Si tolse la Katana (spada giapponese per antonomasia n.d.r) in segno di rispetto, la posò a terra, si inchinò profondamente e disse: “Vi prego, maestro, parlatemi del Cielo e dell'inferno”.

Il maestro zen guardò il giovane samurai e sorrise, poi il sorriso si trasformò in una risata sarcastica, come se il samurai avesse detto una colossale stupidaggine.

Puntandogli contro il dito e continuando a ridere, Kanzaki disse: “Zotico ignorante! Osi interrogare me, un maestro di saggezza, sul Cielo e sull'inferno? Non sprecare il mio tempo, sei troppo stupido per capire queste cose!”.

Il samurai sentì il sangue montargli alla testa. Se fosse stato un altro ad apostrofarlo così, l'avrebbe ucciso all'istante, ma si trattenne e ingoiò gli insulti.

Il maestro non aveva finito: “E non le capirebbe nessun membro del tuo lignaggio di zotici e ignoranti”.

Era troppo. Il samurai afferrò la Katana, balzò in piedi e sollevò la spada sulla testa del maestro.

Tranquillamente, Kazaki disse: “Ecco le porte dell'inferno”.

La mente del samurai si illuminò e capì che cos'era l'inferno: non un regno dell'aldilà, ma qualcosa che appartiene a questa stessa vita. 

Cadde in ginocchio, lasciò andare la spada e si inchinò profondamente: “Maestro, avrete sempre la mia gratitudine per quello che mi avete insegnato. Vi ringrazio sentitamente”.

Kazaki sorrise e disse: “Ecco le porte del Cielo”.

Tratto dal libro "I viaggi di Socrate, la vera storia del guerriero di pace" di Dan Millman.


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