Spesse volte durante i travagli che la vita terrena ci riserva ci sentiamo quasi schiacciati da essi e la fiducia in noi e nella vita sembra vacillare. Anche per chi è in un cammino spirituale vi sono momenti difficili in cui la Fiamma della Fede nel nostro Padre Celeste si riduce al soffiare furente del vento del dolore. Ma specialmente in tali circostanze è necessario ricordare che tale Divino Genitore non ci abbandona MAI, anche se può sembrare il contrario.
Come un Padre si allontana momentaneamente dal figlio che sta imparando a camminare, in maniera da permettergli di sperimentare la forza e l'equilibrio delle sue piccole gambe, subito però pronto ad accorrere a sorreggerlo nel caso in cui questi stesse per cadere; così avviene con Dio nei nostri riguardi.
Egli non carica mai le nostre spalle di un peso (Karma o Legge di Causa Effetto) maggiore alla nostra capacità di sopportazione anzi ci dona tutti gli aiuti necessari per portarlo.
Uno di tali straordinari soccorsi, espressione del Suo Immenso Amore è quello di aver posto accanto ad ogni essere che decide di incarnarsi nella materia una Guida o aiutatore invisibile che nella terminologia religiosa è anche definito Angelo custode.
Essa ci consiglia, sostiene e protegge nel corso della nostra esistenza senza però mai interferire con il nostro Libero Arbitrio. Infatti la Sua azione si rende più efficace nel momento in cui viene richiesta in quanto come disse il Cristo in Luca 11,9 “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”.
Sono tantissime le testimonianze di persone che nel corso della loro vita possono asserire di essere state concretamente e inequivocabilmente soccorse da una mano Celeste. Molte di queste esperienze sono state raccolte dalla giornalista e scrittrice Joan Wester Anderson il cui figlio ha ricevuto un aiuto straordinario e soprannaturale che ha dell'incredibile.
Joan Wester Anderson |
L'impatto de tale vicenda ha sconvolto la sua esistenza e l'ha spinta a chiedere ai lettori della rivista per cui scriveva di inviarle storie analoghe nel caso ne avessero avute.
Con sua sorpresa le lettere ricevute sono state tante e tali da spingerla a scrivere un libro diventato subito un best seller al quale ne sono succeduti altri.
Il racconto qui di seguito narra proprio del meraviglioso soccorso ricevuto dal figlio dell''autrice e in particolare è tratto dal suo primo e più famoso libro “Là dove camminano gli angeli”.
Possa questa lettura infondere gioia e speranza nelle vostre vite, proseguendo con la Certezza e la Fiducia che La mano del nostro Padre Creatore è veramente SEMPRE tesa verso l'umanità, siamo NOI che molto spesso non Gli tendiamo la nostra!
Buona lettura.
Come un Angelo venne in nostro aiuto...
Era appena passata la mezzanotte del 24 Dicembre 1983. L'America occidentale tremava per il freddo implacabile, i venti gelidi e le inevitabili tubature dell'acqua gelate. La mia famiglia riposava tranquillamente nella nostra casa nei sobborghi di Chicago, ma finchè mio figlio non avesse imboccato il vialetto d'accesso io non avrei potuto rilassarmi assieme agli altri.
In quel momento Tim e i suoi due compagni di stanza stavano tornando a casa in auto per le vacanze di Natale, il loro primo viaggio da quando a marzo se ne erano andati sulla costa orientale. “Non preoccuparti, mamma,” mi aveva rassicurato al telefono la sera prima. “Partiremo domani all'alba e faremo una tirata unica fino a casa. Vedrai, andrà tutto bene!”
I ragazzi fanno sempre cose folli! Pensai che in condizioni normali un viaggio dal Connecticut all'Illinois avrebbe richiesto circa diciotto ore. Il tempo però era diventato così pericolosamente freddo che i notiziari radiofonici suggerivano di non uscire, nemmeno per pochi minuti. E noi non avevamo ricevuto alcuna notizia dai viaggiatori.
Angosciata, li immaginai lungo una strada deserta: se avessero avuto problemi con la macchina, o se si fossero addirittura persi? E se qualcosa li aveva trattenuti, perchè Tim non aveva telefonato? Camminai senza sosta avanti e indietro per la casa, inviando a Dio la breve preghiera familiare a tutte le madri: “Dio, manda qualcuno ad aiutarli!”
A quell'ora, come appresi in seguito, il trio di amici si era fermato brevemente a Fort Wayne, nell'Indiana, per lasciare Don a casa dei suoi genitori.
Il buonsenso avrebbe dovuto suggerire a Tim e Jim di fermarsi per il resto della notte, riprendendo il viaggio il mattino dopo. Ma è mai successo che il buonsenso abbia avuto la meglio sull'incoscienza dei giovani? Solo quattro ore di viaggio li separavano da casa; e, sebbene quella fosse la notte più gelida da secoli e le autostrade deserte fossero coperte di neve, i due amici ripartirono.
Avevano percorso solo pochi chilometri su una strada di campagna che portava all'autostrada quando si accorsero che il motore della macchina stava rallentando, scendendo ad una velocità di quindici o venti chilometri all'ora.
Tim lanciò un occhiata ansiosa a Jim. La radio stava trasmettendo l'ennesimo notiziario: “Amici, stasera non avventuratevi – ripeto, non avventuratevi – fuori casa. C'è una temperatura glaciale di trenta gradi sotto zero, il che significa che la pelle esposta al freddo congela in meno di un minuto”.
L'automobile aumentò improvvisamente la velocità, diede due colpi e rallentò di nuovo.
“Tim,” chiese Jim, avvolto nell'oscurità, “non rimarremo bloccati qui, vero?”
“Non possiamo,” rispose cupamente l'amico, continuando a schiacciare il pedale dell'acceleratore.
“Moriremmo di sicuro.”
Ma invece di acquistare velocità il motore scoppiettò, sbuffò e infine rallentò. Meno di due chilometri dopo, in cima ad una salita si fermò del tutto.
Tim e Jim, terrorizzati, si guardarono in faccia all'interno dell'abitacolo immerso nell'oscurità. Attraverso i finestrini potevano vedere la campagna intorno a loro, ma, incredibilmente, la loro era l'unica automobile nei paraggi.
Si resero così conto per la prima volta di trovarsi in enorme pericolo. Non c'era traffico, nessun rifugio davanti a loro, e nemmeno la luce di una fattoria che brillasse in lontananza. Era come se fossero atterrati su un pianeta sconosciuto ricoperto di neve. Per non dire del freddo, spaventoso e inimmaginabile. In vita sua Tim non aveva mai provato niente di così intenso.
Sapeva benissimo che non sarebbero potuti andare in cerca di aiuto: lui e Jim erano giovani e forti, ma, anche se il riparo fosse stato nelle vicinanze, non avrebbero potuto sopravvivere perchè il gelo li avrebbe uccisi in pochi minuti.
“Tra poco arriverà qualcuno,” borbottò Jim, guardandosi disperatamente intorno. “Per forza.”
“Non credo,” obiettò Tim. “Hai sentito la radio: questa notte sono tutti chiusi in casa, tranne noi due.”
“Allora che facciamo?”
“Non lo so.” Tim cercò di riavviare il motore, ma nel silenzio echeggiò solo lo scatto della chiavetta di accensione. Un freddo che arrivava fino alle ossa era penetrato nell'abitacolo della macchina, e i piedi di Tim erano già intorpiditi dal gelo.
La sua preghiera echeggiò la mia invocazione lontana: “Mio Dio, sei l'unico che può aiutarci, adesso”.
Sembrava impossibile riuscire a stare ancora svegli....
Poi, come se fossero scivolati in un sogno, i due ragazzi videro le luci di un' automobile che si avvicinava a sinistra. Ma non poteva essere vero, poiché non avevano visto alcuna luce in lontananza. Da dove arrivava quel veicolo? Possibile che loro due fossero già morti?
No, erano vivi, dato che qualcuno stava miracolosamente bussando al finestrino del guidatore e chiedeva: “Avete bisogno di essere trainati?” I due ragazzi erano increduli, ma era proprio vero: il loro salvatore guidava un carro attrezzi!
“Sì, grazie!” Gli amici si consultarono velocemente mentre l'autista, senza dire altro, si avvicinava al muso della loro macchina per attaccare le catene. Se non avessero trovato un'officina aperta, gli avrebbero chiesto di riportarli a casa di Don dove si sarebbero fermati per la notte.
Avvolto in un parka di pelliccia, con il cappuccio e una sciarpa che gli arrivava quasi sugli occhi, l'autista, alla loro richiesta, annuì senza dire nulla. I ragazzi notarono che era calmo, e che non sembrava affatto preoccupato per la situazione così pericolosa in cui li aveva trovati.
Strano che non ci chiede nulla, pensò Tim. E che non ci spieghi da dove è arrivato o come ha fatto ad avvicinarsi senza che lo vedessimo... Tim non aveva visto alcuna iscrizione sulla fiancata del carro attrezzi. “In una notte come questa, ci farà pagare un conto salatissimo. Dovrò chiedere del denaro in prestito a Don o a suo padre...”
Ma Tim era esausto per via della terribile esperienza vissuta, e mentre si lasciava andare sullo schienale del sedile i pensieri cominciavano a sfuggirgli.
Oltrepassarono due stazioni di servizio chiuse, si fermarono ad una cabina telefonica per avvisare Don e ben presto arrivarono nel quartiere familiare di Fort Wayne. La strada dove abitava il loro amico, con le sue decorazioni natalizie spente e le case tutte addormentate, sembrò la più accogliente che avessero mai visto.
L'autista fece un abile manovra sul vialetto d'accesso e li depositò proprio sulla porta della casa di Don. Intirizziti dal freddo, Tim e Jim si precipitarono all'interno, trovando rifugio nella cucina calda e accogliente, finalmente al sicuro.
Don sbattè la porta, chiudendo fuori il gelo implacabile. “Ehi, che cosa è successo?” domandò, ma Tim lo interruppe subito.
“L'autista del carro attrezzi, Don. Devo pagarlo. Puoi prestarmi...”
“Aspetta un attimo.” Don scrutò con aria seria fuori della finestra, alle spalle dei suoi amici.
“Io non vedo alcun carro attrezzi là fuori.”
Tim e Jim si girarono, e videro che accanto al marciapiede era parcheggiata solo l'auto di Tim.
Nella notte cristallina non si era sentito alcun rumore: niente fragore di catene, né di portiere sbattute, e nemmeno il rumore del carro attrezzi che si allontanava. Non c'era stato alcun conto da pagare per Tim, nessuna ricevuta da firmare, nessun saluto e nemmeno un “Grazie e Buon Natale!”
Sconvolto, Tim corse lungo il vialetto fino alla strada, ma non riuscì a vedere le luci posteriori che scomparivano in lontananza, non sentì echeggiare nelle strade silenziose il rumore del motore.
Non c'era la benché minima traccia del passaggio del carro attrezzi.
Poi Tim scorse le impronte dei pneumatici sulla neve fresca, e si accorse che c'erano solo quelle della sua automobile...
Tratto dal libro "Là dove camminano gli Angeli" ed. Sonzogno
A seguire ho scelto di mettere un video della trasmissione "Angeli" mandata in onda da Italia uno intorno all'anno 2000 in cui si racconta la vicenda "reale" di un aiuto angelico molto simile a quello riportato sopra.
Buona visione.
Oltreil2012-nuovaurora.blogspot.it