30 ottobre 2012

Straordinario Aiuto Angelico che ci salvò la vita!

NuovAurora 30 Ottobre 2012

Spesse volte durante i travagli che la vita terrena ci riserva ci sentiamo quasi schiacciati da essi e la fiducia in noi e nella vita sembra vacillare. Anche per chi è in un cammino spirituale vi sono momenti difficili in cui la Fiamma della Fede nel nostro Padre Celeste si riduce al soffiare furente del vento del dolore. Ma specialmente in tali circostanze è necessario ricordare che tale Divino Genitore non ci abbandona MAI, anche se può sembrare il contrario.

Come un Padre si allontana momentaneamente dal figlio che sta imparando a camminare, in maniera da permettergli di sperimentare la forza e l'equilibrio delle sue piccole gambe, subito però pronto ad accorrere a sorreggerlo nel caso in cui questi stesse per cadere; così avviene con Dio nei nostri riguardi.

Egli non carica mai le nostre spalle di un peso (Karma o Legge di Causa Effetto) maggiore alla nostra capacità di sopportazione anzi ci dona tutti gli aiuti necessari per portarlo.

Uno di tali straordinari soccorsi, espressione del Suo Immenso Amore è quello di aver posto accanto ad ogni essere che decide di incarnarsi nella materia una Guida o aiutatore invisibile che nella terminologia religiosa è anche definito Angelo custode.

Essa ci consiglia, sostiene e protegge nel corso della nostra esistenza senza però mai interferire con il nostro Libero Arbitrio. Infatti la Sua azione si rende più efficace nel momento in cui viene richiesta in quanto come disse il Cristo in Luca 11,9 “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”.

Sono tantissime le testimonianze di persone che nel corso della loro vita possono asserire di essere state concretamente e inequivocabilmente soccorse da una mano Celeste. Molte di queste esperienze sono state raccolte dalla giornalista e scrittrice Joan Wester Anderson il cui figlio ha ricevuto un aiuto straordinario e soprannaturale che ha dell'incredibile.


Joan Wester Anderson

L'impatto de tale vicenda ha sconvolto la sua esistenza e l'ha spinta a chiedere ai lettori della rivista per cui scriveva di inviarle storie analoghe nel caso ne avessero avute.

Con sua sorpresa le lettere ricevute sono state tante e tali da spingerla a scrivere un libro diventato subito un best seller al quale ne sono succeduti altri.

Il racconto qui di seguito narra proprio del meraviglioso soccorso ricevuto dal figlio dell''autrice e in particolare è tratto dal suo primo e più famoso libro “Là dove camminano gli angeli”.

Possa questa lettura infondere gioia e speranza nelle vostre vite, proseguendo con la Certezza e la Fiducia che La mano del nostro Padre Creatore è veramente SEMPRE tesa verso l'umanità, siamo NOI che molto spesso non Gli tendiamo la nostra!

Buona lettura.




Come un Angelo venne in nostro aiuto...


Era appena passata la mezzanotte del 24 Dicembre 1983. L'America occidentale tremava per il freddo implacabile, i venti gelidi e le inevitabili tubature dell'acqua gelate. La mia famiglia riposava tranquillamente nella nostra casa nei sobborghi di Chicago, ma finchè mio figlio non avesse imboccato il vialetto d'accesso io non avrei potuto rilassarmi assieme agli altri.

In quel momento Tim e i suoi due compagni di stanza stavano tornando a casa in auto per le vacanze di Natale, il loro primo viaggio da quando a marzo se ne erano andati sulla costa orientale. “Non preoccuparti, mamma,” mi aveva rassicurato al telefono la sera prima. “Partiremo domani all'alba e faremo una tirata unica fino a casa. Vedrai, andrà tutto bene!”

I ragazzi fanno sempre cose folli! Pensai che in condizioni normali un viaggio dal Connecticut all'Illinois avrebbe richiesto circa diciotto ore. Il tempo però era diventato così pericolosamente freddo che i notiziari radiofonici suggerivano di non uscire, nemmeno per pochi minuti. E noi non avevamo ricevuto alcuna notizia dai viaggiatori.

Angosciata, li immaginai lungo una strada deserta: se avessero avuto problemi con la macchina, o se si fossero addirittura persi? E se qualcosa li aveva trattenuti, perchè Tim non aveva telefonato? Camminai senza sosta avanti e indietro per la casa, inviando a Dio la breve preghiera familiare a tutte le madri: “Dio, manda qualcuno ad aiutarli!”

A quell'ora, come appresi in seguito, il trio di amici si era fermato brevemente a Fort Wayne, nell'Indiana, per lasciare Don a casa dei suoi genitori.

Il buonsenso avrebbe dovuto suggerire a Tim e Jim di fermarsi per il resto della notte, riprendendo il viaggio il mattino dopo. Ma è mai successo che il buonsenso abbia avuto la meglio sull'incoscienza dei giovani? Solo quattro ore di viaggio li separavano da casa; e, sebbene quella fosse la notte più gelida da secoli e le autostrade deserte fossero coperte di neve, i due amici ripartirono.




Avevano percorso solo pochi chilometri su una strada di campagna che portava all'autostrada quando si accorsero che il motore della macchina stava rallentando, scendendo ad una velocità di quindici o venti chilometri all'ora.

Tim lanciò un occhiata ansiosa a Jim. La radio stava trasmettendo l'ennesimo notiziario: “Amici, stasera non avventuratevi – ripeto, non avventuratevi – fuori casa. C'è una temperatura glaciale di trenta gradi sotto zero, il che significa che la pelle esposta al freddo congela in meno di un minuto”.
L'automobile aumentò improvvisamente la velocità, diede due colpi e rallentò di nuovo.

“Tim,” chiese Jim, avvolto nell'oscurità, “non rimarremo bloccati qui, vero?”
“Non possiamo,” rispose cupamente l'amico, continuando a schiacciare il pedale dell'acceleratore.
“Moriremmo di sicuro.”

Ma invece di acquistare velocità il motore scoppiettò, sbuffò e infine rallentò. Meno di due chilometri dopo, in cima ad una salita si fermò del tutto.

Tim e Jim, terrorizzati, si guardarono in faccia all'interno dell'abitacolo immerso nell'oscurità. Attraverso i finestrini potevano vedere la campagna intorno a loro, ma, incredibilmente, la loro era l'unica automobile nei paraggi.

Si resero così conto per la prima volta di trovarsi in enorme pericolo. Non c'era traffico, nessun rifugio davanti a loro, e nemmeno la luce di una fattoria che brillasse in lontananza. Era come se fossero atterrati su un pianeta sconosciuto ricoperto di neve. Per non dire del freddo, spaventoso e inimmaginabile. In vita sua Tim non aveva mai provato niente di così intenso.

Sapeva benissimo che non sarebbero potuti andare in cerca di aiuto: lui e Jim erano giovani e forti, ma, anche se il riparo fosse stato nelle vicinanze, non avrebbero potuto sopravvivere perchè il gelo li avrebbe uccisi in pochi minuti.

“Tra poco arriverà qualcuno,” borbottò Jim, guardandosi disperatamente intorno. “Per forza.”

“Non credo,” obiettò Tim. “Hai sentito la radio: questa notte sono tutti chiusi in casa, tranne noi due.”

“Allora che facciamo?”

“Non lo so.” Tim cercò di riavviare il motore, ma nel silenzio echeggiò solo lo scatto della chiavetta di accensione. Un freddo che arrivava fino alle ossa era penetrato nell'abitacolo della macchina, e i piedi di Tim erano già intorpiditi dal gelo.

La sua preghiera echeggiò la mia invocazione lontana: “Mio Dio, sei l'unico che può aiutarci, adesso”.

Sembrava impossibile riuscire a stare ancora svegli....

Poi, come se fossero scivolati in un sogno, i due ragazzi videro le luci di un' automobile che si avvicinava a sinistra. Ma non poteva essere vero, poiché non avevano visto alcuna luce in lontananza. Da dove arrivava quel veicolo? Possibile che loro due fossero già morti?

No, erano vivi, dato che qualcuno stava miracolosamente bussando al finestrino del guidatore e chiedeva: “Avete bisogno di essere trainati?” I due ragazzi erano increduli, ma era proprio vero: il loro salvatore guidava un carro attrezzi!

“Sì, grazie!” Gli amici si consultarono velocemente mentre l'autista, senza dire altro, si avvicinava al muso della loro macchina per attaccare le catene. Se non avessero trovato un'officina aperta, gli avrebbero chiesto di riportarli a casa di Don dove si sarebbero fermati per la notte.

Avvolto in un parka di pelliccia, con il cappuccio e una sciarpa che gli arrivava quasi sugli occhi, l'autista, alla loro richiesta, annuì senza dire nulla. I ragazzi notarono che era calmo, e che non sembrava affatto preoccupato per la situazione così pericolosa in cui li aveva trovati.

Strano che non ci chiede nulla, pensò Tim. E che non ci spieghi da dove è arrivato o come ha fatto ad avvicinarsi senza che lo vedessimo... Tim non aveva visto alcuna iscrizione sulla fiancata del carro attrezzi. “In una notte come questa, ci farà pagare un conto salatissimo. Dovrò chiedere del denaro in prestito a Don o a suo padre...”

Ma Tim era esausto per via della terribile esperienza vissuta, e mentre si lasciava andare sullo schienale del sedile i pensieri cominciavano a sfuggirgli.

Oltrepassarono due stazioni di servizio chiuse, si fermarono ad una cabina telefonica per avvisare Don e ben presto arrivarono nel quartiere familiare di Fort Wayne. La strada dove abitava il loro amico, con le sue decorazioni natalizie spente e le case tutte addormentate, sembrò la più accogliente che avessero mai visto.

L'autista fece un abile manovra sul vialetto d'accesso e li depositò proprio sulla porta della casa di Don. Intirizziti dal freddo, Tim e Jim si precipitarono all'interno, trovando rifugio nella cucina calda e accogliente, finalmente al sicuro.

Don sbattè la porta, chiudendo fuori il gelo implacabile. “Ehi, che cosa è successo?” domandò, ma Tim lo interruppe subito.

“L'autista del carro attrezzi, Don. Devo pagarlo. Puoi prestarmi...”

“Aspetta un attimo.” Don scrutò con aria seria fuori della finestra, alle spalle dei suoi amici.

“Io non vedo alcun carro attrezzi là fuori.”

Tim e Jim si girarono, e videro che accanto al marciapiede era parcheggiata solo l'auto di Tim.

Nella notte cristallina non si era sentito alcun rumore: niente fragore di catene, né di portiere sbattute, e nemmeno il rumore del carro attrezzi che si allontanava. Non c'era stato alcun conto da pagare per Tim, nessuna ricevuta da firmare, nessun saluto e nemmeno un “Grazie e Buon Natale!”

Sconvolto, Tim corse lungo il vialetto fino alla strada, ma non riuscì a vedere le luci posteriori che scomparivano in lontananza, non sentì echeggiare nelle strade silenziose il rumore del motore.

Non c'era la benché minima traccia del passaggio del carro attrezzi.

Poi Tim scorse le impronte dei pneumatici sulla neve fresca, e si accorse che c'erano solo quelle della sua automobile...

Tratto dal libro "Là dove camminano gli Angeli" ed. Sonzogno

A seguire ho scelto di mettere un video della trasmissione "Angeli" mandata in onda da Italia uno intorno all'anno 2000 in cui si racconta la vicenda "reale" di un aiuto angelico molto simile a quello riportato sopra.

Buona visione.




Oltreil2012-nuovaurora.blogspot.it

18 ottobre 2012

Straordinaria e significativa esperienza di pre-morte.




NuovAurora, 18 Ottobre 2012

Qui di seguito ho deciso di postare la straordinaria e significativa esperienza di pre-morte di una signora anonima francese. Quando ho letto per la prima volta il suo resoconto mi ha subito colpito in quanto dava conferma di tutto ciò che avevo imparato e soprattutto “sentito” essere il Vero nella mia ricerca spirituale.

Detto in maniera molto semplificata noi siamo in Realtà Spirito incapsulato momentaneamente in un corpo fisico per fare esperienza in questo mondo di materia.

Lo scopo di tale percorso è quello di re-imparare ad Amare il prossimo così da uscire dalla gabbia del proprio egoismo ed incamminarsi nuovamente sulla Via di ritorno alla Casa del nostro Divino Genitore, abbandonata da tempi immemori a seguito della Ribellione Iniziale; vedi Qui

Auguro a tutti che questa lettura possa dare conforto alla vostra Anima e farvi sentire quell'Eco di Infinito che risiede dentro di noi e aspetta solo di risvegliarsi dal suo lungo letargo.

Buona lettura.


Testimonianza della NDE (Near Death Experience) di una signora francese.



Mi è toccato in sorte di vivere, più di trent'anni or sono, un'esperienza particolare che ha ampliato la mia concezione del mondo e capovolto tutti i valori della mia vita. Fu un'esperienza profonda e indimenticabile, che ha toccato ogni aspetto del mio essere e mi ha dato la certezza che la morte non esiste.

Quest’esperienza è dentro di me e mi ricorda la pienezza, la bellezza e la pace immensa di uno stato che sfugge ad ogni descrizione, in confronto al quale la ricerca delle ricchezze materiali, della fama, del potere e della gloria appare miserabile e ridicola. Mi auguro che la descrizione di questa mia esperienza possa asciugare molte lacrime e demistificare la morte, poiché è un canto alla vita.

Tutto avvenne nel 1968. Tre settimane dopo la nascita del mio secondo figlio ebbi una grave emorragia. Fui ricoverata in ospedale e operata d'urgenza. Nel corso dell'intervento (isterectomia, o ablazione dell'utero) ci fu una seconda violenta emorragia. Il mio cuore smise di battere, mi fu detto, per circa 45 secondi, con elettrocardiogramma piatto.

Durante quei 45 secondi vissi un istante di eternità!



Ricordo prima di tutto di essermi trovata all'altezza del soffitto. Ero là con tutti i miei pensieri, le mie emozioni, le mie impressioni, con tutto ciò che costituisce il mio essere profondo. Presi coscienza di essere in grado di vedere contemporaneamente da tutti i lati, ma soprattutto provavo un sentimento nuovo e incredibile: quello di esistere fuori dal mio corpo fisico.

Vi assicuro che sentirsi vivere al di fuori di se stessi è una cosa sconvolgente. Presi coscienza che ero l'inquilina del mio corpo, che era steso sul tavolo della sala operatoria. Lo guardai e non lo trovai bello. Ero cadaverica, avevo dei tubi che mi uscivano dal naso e dalla bocca, non ero assolutamente in forma. Cosa che non aveva più alcuna importanza, perché quel corpo non ero io, non era che il mio veicolo. Sentii il chirurgo esclamare: «Mi sfugge dalle mani!». Queste parole mi furono confermate un mese dopo dall'infermiera che aveva assistito all'operazione.

Non rimasi a lungo in quella sala operatoria, perché pensai a mio marito e a mio suocero che erano in attesa nella sala d'aspetto. Pensando a loro, istantaneamente mi ci trovai accanto. Presi coscienza del fatto di poter attraversare i muri. Tutto mi sembrava naturale, solo in seguito mi sono chiesta come fosse stato possibile! Come avevo potuto attraversare i muri e ritrovarmi in quella sala d'aspetto, dal momento che non sapevo dove fosse ubicata?

Constatai che in quella sala d'attesa non c'erano sedie, cosa che mio marito mi confermò in seguito. Vedevo che mio marito e suo padre andavano su e giù per la stanza e io cercavo di manifestarmi a loro, ma invano. Non mi vedevano. Non capivo cosa stesse succedendo, provavo una sorta di disperazione per non essere in grado di comunicare con le persone che amavo. Tentando di farmi percepire, posai la mano (del corpo più sottile nel quale ora mi trovavo) sulla spalla di mio suocero, e la mia mano attraversò il suo corpo!

Al tempo stesso però prendevo coscienza di una facoltà nuova: quella di penetrare tutto ciò che esiste. Non ho mai perduto la nozione di essere "me stessa", ma avevo l'impressione di occupare più spazio e mi trovai nel cuore di mio marito. Conoscevo tutti i suoi pensieri e anche l'essenza del suo essere, ciò che egli valeva come essere umano. La stessa cosa avvenne con mio suocero.

I miei suoceri avevano perduto il loro primo figlio all'età di 25 anni: il ragazzo era annegato nel vano tentativo di salvare un amico. Di conseguenza avevano concentrato tutto il loro amore sul loro secondo e ultimo figlio, che a quell'epoca aveva 14 anni. Quando in seguito era divenuto mio marito, io avevo avuto l'impressione di aver portato via il loro figlio e credevo che essi non mi amassero per me stessa, ma soltanto in base alla mia capacità di renderlo felice. E questo mi faceva soffrire.

Ed ecco che ora che potevo leggere nel cuore di mio suocero mi rendevo conto di tutta la compassione e di tutto l'affetto che egli nutriva per me ed ero capace di vedere al di là delle mie proiezioni.


In seguito mi trovai in un abisso di tenebre, di silenzio. Ero sola al mondo, in un nulla infinito e avrei dato qualunque cosa pur di sentire un rumore e vedere qualcosa. Non so quanto tempo sia durato quello stato. Forse una frazione di secondo? Il tempo non esisteva. Pensai: "Ecco qui, ragazza mia, sei morta". E tuttavia non ero morta perché esistevo. Mi tornò alla memoria una frase che mi era stata insegnata al catechismo quando ero bambina: "Si vive fino alla fine dei tempi, fino alla resurrezione finale". In quel contesto, l'idea di vivere in quel nulla e in quelle tenebre mi sembrava insopportabile.

Qualcosa dentro di me invocò aiuto e da lontano vidi una luce. A partire da quel momento non fui più sola al mondo. Fui proiettata a una velocità prodigiosa verso quella Luce e via via che mi avvicinavo la Luce divenne sempre più grande fino a occupare tutto lo spazio. Le tenebre si rischiararono, avvertii distintamente delle presenze intorno a me, senza per altro vederle, ma soprattutto sentivo nascermi in cuore una gioia infinita, una gioia mille volte più grande di tutte le gioie che avevo potuto sperimentare su questa terra.

E così rientrai nella Luce. Là non ci sono più parole... Questa luce era anche un oceano di Amore, ma di un Amore puro, che si offre senza chiedere niente, un Amore-Sole, e io ero l'Amore. Ero immersa in un oceano di amore, amata per quello che ero, lontana da tutte le preoccupazioni e le agitazioni della Terra! Non avevo più coscienza del tempo e dello spazio, ma ero consapevole di essere, di essere sempre stata.

Avevo compreso di essere una particella di questa luce ed ero eterna. In quella pienezza e in quella pace immensa compresi il senso delle parole: "Io sono". Era come se, restando me stessa, io divenissi tutto e ritrovassi la mia natura reale. Avevo ritrovato la mia patria. Ero divenuta amore ed ero la vita. Come fare, mio Dio, a condividere quest’esperienza? Se ognuno di noi potesse viverla, anche per un solo istante, su questo pianeta non ci sarebbero più miseria, violenza e guerra.

In quella Luce vidi venire verso di me un giovane luminoso. Il mio cuore si riempì di gioia, perché riconobbi mio fratello. Quando io avevo undici anni, i miei genitori avevano perduto un bambino di sette mesi. Io adoravo quel piccino, ero la sua mammina. Dopo la sua morte i miei genitori ed io avevamo vissuto quella sofferenza così ben espressa da queste parole di Victor Hugo: "Un solo essere vi manca e tutto è deserto". Ma ora lui era davanti a me, vivo! Ed io ero felice, ero tanto felice! Mi trovai fra le sue braccia. Era solido e anch'io lo ero. Comunicavamo col pensiero e i sentimenti e io gli "dissi": "Come sarebbero contenti di vederti papà e mamma!"

Lui mi disse che ci aveva sempre seguiti e accompagnati nella nostra vita, e io capii che i legami d'amore non muoiono mai. Come facevo ad esser certa che quell'essere era mio fratello? Evidentemente c'è una grande differenza fra i tratti fisici di un bebè e quelli di un adolescente. E tuttavia io so con assoluta certezza che era lui. Penso che si tratti di un riconoscimento fra anime...

Incontrai anche il fratello di mio marito, Jacques, che avevo visto soltanto in fotografia. Fui sorpresa e felice di constatare che mi voleva bene e mi conosceva. Egli mi mostrò le circostanze del suo decesso e quanto i suoi genitori avessero sofferto, in particolare mia suocera. Mi augurai di non dover mai affrontare nella mia vita una simile prova.

Incontrai anche degli esseri che non avevo mai visto sulla Terra. E tuttavia li conoscevo e provavo una felicità immensa rivedendoli. Essi leggevano in me come in un libro aperto e avrei voluto poter mostrar loro solo aspetti positivi di me stessa. So che questi esseri mi accompagnano e mi guidano nella vita.




Tutti questi incontri ebbero luogo in un paesaggio inondato di luce, di bellezza e di pace. Ero in un bellissimo giardino, la natura era magnifica. L'erba era più verde di quella terrena, c'erano altri fiori, altri colori, i suoni stessi si trasformavano in colori. E tutto questo creava un'armonia, un'unità tale che compresi la sacralità della vita. Tutto viveva, un semplice filo d'erba mi rapiva perché vedevo in esso le molecole della vita, vedevo la loro luce interiore. Pensai allora che al di là della sofferenza umana, che proviamo quando muoiono le persone che amiamo, dovremmo gioire sapendo che stanno ritrovando la Vita.

Ho rivissuto la mia vita a rovescio, dai miei 26 anni all'epoca della mia nascita. Accanto a me c'era un Essere di Luce, una creatura che il mio cuore conosceva. Non so descrivere la radiazione e la forza d'amore che emanava. Mi accorsi in seguito che aveva anche molto humour.

Udii la sua voce che sembrava venire dal fondo dell'universo, una voce possente e dolce al tempo stesso. Una voce fatta di forza e d'amore, che mi domandò: "Come hai amato e che cosa hai fatto per gli altri?" Compresi immediatamente l'importanza della domanda. Al tempo stesso ebbi la visione di una moltitudine di esseri con le braccia tese al cielo, in atteggiamento implorante. Sapevo che quegli esseri soffrivano e io percepivo tutte le loro sofferenze. Che cosa avevo fatto per loro? Non ero stata cattiva, ma non avevo fatto niente di particolare.

La domanda che mi era stata rivolta esigeva, per usare le parole di Emerson, "di fare tutto il bene che esiste nell'individuo", e io capivo adesso che ciò richiedeva tanto amore. Richiedeva anche una crescita, una trasformazione che a sua volta avrebbe aiutato gli altri a trasformarsi. Sentii allora che l'umanità è un solo essere le cui membra sono interdipendenti una dall'altra per il loro progresso e la loro sopravvivenza. Mi ridestai a una responsabilità nuova. La comprensione di tutto ciò, semplice in apparenza, continua ad approfondirsi nel tempo.

Tutta la mia vita era là, con tutte le gioie, le aspettative, le speranze e le sofferenze che ne avevano fatto parte. Ritrovai le mie emozioni di bambina, riscoprii certi episodi dimenticati, rividi tutte le motivazioni degli anni che avevo vissuto: non è possibile nascondere niente, tutto è scritto nel grande libro della vita. Era sconvolgente, perché durante quel bilancio io ero al tempo stesso colei che riviveva ogni situazione con tutte le emozioni che l'accompagnavano ed ero anche l'altra parte di me stessa, quella che non provava emozioni e che era soltanto saggezza, conoscenza, amore e giustizia.




Era questa pura Luce, quest'altra parte di me stessa, che valutava la mia vita e rendeva chiara ogni cosa.Vedi Qui.

Compresi tutti i miei meccanismi psicologici, ne vidi i funzionamenti, vidi i miei limiti, le mie carenze e tante altre cose più sottili che non sono ancora riuscita a tradurre in parole. Presi coscienza del bene e del male che avevo fatto senza rendermi conto delle ripercussioni che i miei atti e i miei pensieri avrebbero avuto in me stessa e nelle persone che mi stavano vicine. Mi resi conto di ciò che provavano coloro ai quali avevo fatto del bene e coloro verso i quali mi ero comportata in modo sgradevole.

Questa grande coscienza valuta la nostra vita in base a criteri di amore assoluto e saggezza, e noi ci rendiamo conto delle nostre manchevolezze, miserie e debolezze. Allora si rimpiange il tempo passato alla ricerca di falsi valori e si rimpiange di non avere veramente vissuto. Questa presa di coscienza si accompagna anche alla compassione per se stessi perché si scopre che l'ignoranza, la paura, i condizionamenti, le debolezze ci hanno allontanati da ciò che in realtà siamo e da ciò che avremmo potuto realizzare nella vita.

Mi fu mostrata la mia vita dopo il mio ritorno sulla Terra. Prima, però, mi era stato chiesto se desideravo restare o tornare a vivere. La mia anima voleva restare, ma aveva pensato ai miei due bambini che avevano bisogno della loro mamma. Mi fu detto anche che quando fossi ritornata avrei necessariamente dimenticato molte delle cose che avevo vissuto. Malgrado il mio desiderio di fissare dentro di me tutte quelle conoscenze, so che molte sono svanite: non ho potuto portare con me che qualche briciola, e me ne dispiace.

Quando dico "mi fu mostrato", "mi fu detto", voglio dire che ricevevo queste informazioni da un essere (per esempio fratello) o dalla Grande Luce. Era come se fossi in una classe senza professori.

Vidi dunque i miei figli crescere ed ero fiera di loro. Mi fu mostrato che i miei suoceri e mia nonna avrebbero lasciato questa terra quasi nello stesso periodo e che due di loro se ne sarebbero andati a tre settimane di distanza, cosa che mi colpì. Mio suocero e mia nonna ci hanno lasciati 13 anni dopo quest’esperienza, a tre settimane esatte di distanza uno dall'altro e mia suocera morì l'anno successivo... Avevo rivelato queste informazioni a mio marito e ai miei genitori, che ne erano rimasti molto turbati.

So di aver saputo molte cose, ma le ho dimenticate. Mi fu detto che Dio era la forza, la vita e il movimento, che la vita esisteva ovunque nell'universo, che quando morirò non mi sarà chiesto a quale religione, filosofia o razza appartengo, ma come ho amato e che cosa ho fatto per gli altri, perché l'unica cosa importante è la qualità interiore di un individuo.

Mi fu detto anche che tutto ciò che andava nel senso dell'unità era positivo e che la mia vita, rapportata all'eternità, corrispondeva a un battito di ciglia della mia propria vita.

Mi fu mostrato anche il futuro dell'umanità. Vidi che la nostra Terra sarebbe stata oggetto di grandi capovolgimenti e che noi avremmo attraversato delle grandi prove, delle grandi tribolazioni, perché avevamo una tecnologia avanzata, molta scienza, ma poca fraternità e saggezza. E mi fu mostrato tutto quello che minacciava di avvenire se non avessimo cambiato. Insisto sul se perché è determinante.

Mi fu detto che eravamo come a un crocevia e che niente era ineluttabile, tutto dipendeva dalla nostra capacità di amare e di agire con saggezza. Avvertii comunque l'urgenza estrema di una grande trasformazione individuale e planetaria dell'umanità e la necessità di instaurare la pace e la tolleranza in noi e intorno a noi per vivere in armonia e nel rispetto di tutto ciò che vive.

Vidi anche che avevo già vissuto su questa Terra. Mi furono mostrati spezzoni di altre vite e il legame che le collegava tutte. Mi fu detto che si ritorna su questa terra finché non si acquisisce sufficiente amore e saggezza: è tutta questione di evoluzione.

Nello stato in cui ero, trovavo tutto molto logico ed evidente. In seguito, quando fui ritornata nel corpo, questo ricordo mi è risultato sconvolgente; sono però intimamente convinta che questo concetto delle "vite successive" non deve far discutere, nel senso che non è importante far propria una credenza o una convinzione, ma trasformarsi.

A livello di assoluto, al di là del tempo e dello spazio, non c'è che la vita, la Grande Vita... Ma nella nostra dimensione, limitata dallo spazio e dal tempo, noi prendiamo coscienza soltanto di un segmento, di una parte di questa vita che scorre tra la nascita e la morte e pensiamo che questa piccola vita sia tutto quello che c'è da conoscere. Invece non è così.




Mi fu detto anche che il Cristo sarebbe ritornato sulla Terra e che il Suo ritorno era imminente.

Io però non so più se ad incarnarsi sulla terra sarà un'entità come il Cristo oppure se è questa Grande Coscienza, questa grande vita che circola in noi come potenzialità che deve risvegliarsi alla dimensione cristica; so che piansi perché avevo capito che l'unica cosa che poteva salvarci era la sua venuta.

Il Cristo, così come l'ho compreso nel corso della mia esperienza (ma non ho certo la pretesa di aver capito tutto il suo mistero), rappresenta tutta la pienezza della vita in tutto ciò che esiste ed è La Coscienza, L'Amore e La Vita che si manifestano totalmente nell'essere umano e nell'umanità liberata dalle sue miserie umane. Il Cristo non appartiene a nessuna religione perché è nel cuore di ognuno, è la pienezza di Dio nell'uomo. Ero emozionata e capivo che ciò che ci salverà da noi stessi ed eviterà guerre, catastrofi e calamità sarà il risveglio di questa dimensione di Cristo in noi tutti.

Ricordo anche di essere andata di piano in piano, di livello in livello. Avevo l'impressione di penetrare profondamente nella mia coscienza, che si manifestava attraverso una lucidità e una comprensione interiore che crescevano continuamente. Mi ritrovai poi in una città di luce, d'oro e pietre preziose, la gloria delle glorie.

Mi sentivo trasportata ed innalzata al livello più alto. Compresi allora più profondamente il senso dei 26 anni che avevo trascorso sulla Terra e ciò che avevo fatto di quest’opportunità. Poi mi fu mostrato che avrei avuto molte prove e sofferenze nel tempo che mi restava da vivere sulla Terra. Mi sono vista piangere molte volte e chiesi il perché di queste prove. Mi fu detto allora che le avevo accettate prima di nascere, perché grazie ad esse sarei cresciuta.

Pregai allora che mi fossero date tutte le esperienze e le prove necessarie per arrivare allo scopo finale nel corso di una sola vita, perché non volevo tornare di nuovo sulla Terra. Capivo che l'inferno era sulla Terra ed ero pronta alle più grandi rinunce e ai più grandi sacrifici pur di non dover ritornare. Mi fu però fatto capire che non era possibile caricarmi più di quanto le mie spalle fossero capaci di sopportare.

Potrà apparire stravagante o contro natura desiderare una cosa simile. Grazie a Dio, non sono masochista, amo la vita. Ma in quello stato di coscienza sublime non avevo più che un desiderio: arrivare il più presto possibile allo scopo, cioè riuscire a fondermi con quello splendore. Sulla Terra ci si rivolta alle sofferenze e alle malattie. Ma "dall'altra parte" se ne capisce il perché e se ne vedono i risultati. E tutto diviene chiaro.

Vidi poi venire verso di me un essere molto bello. Mi è impossibile dire se fosse un uomo o una donna, perché era virile e femminile al tempo stesso. Avevo l'impressione di conoscerlo fin dalla notte dei tempi e volevo fondermi con Lui. Gli dissi: "Voglio unirmi per sempre a te..." Ed in quel momento presi coscienza del fatto che quell'essere ero io, ma io alla fine dei tempi, io totalmente realizzata.

Fu quella una grande lezione di umiltà, perché misurai tutto il cammino che mi restava da percorrere per divenire ciò che sono... Capivo che il tempo non era che la distanza che mi separava da me stessa. La mia incapacità di vivere la pienezza di ciò che sono attira le esperienze necessarie per acquisire ciò che mi manca.

Mio fratello ed io ci salutammo. Lui mi consigliò di non parlare delle mie esperienze al mio risveglio e di aspettare 17 anni prima di darne testimonianza, perché prima di quel tempo sarebbero state considerate come un trauma conseguente allo choc operatorio.

Non ricordo di essere uscita dal mio corpo, ma ricordo di esserci rientrata passando per la testa e di essermici infilata come in una calza. La pienezza svanì, la libertà si dileguò, finì la sensazione di essere uno e tutto al tempo stesso. Si rientra nel proprio corpo come dentro una scatola. Si dimentica che gli altri fanno parte di noi stessi, sono noi stessi, e ci si fa reciprocamente del male...

Mi fecero risvegliare rapidamente. Al mio risveglio avevo nelle orecchie una musica sublime, una sinfonia infinita, di una dolcezza che mi faceva fondere d'amore. Ho cercato in seguito di ritrovare quella musica ascoltando musica sacra e classica, ma invano. Dietro a quella musica c'era un senso di completezza, una pace infinita, una pienezza, una conoscenza che avrei voluto poter conservare per sempre in me. Ho portato con me una particella d'eternità e la sensazione di aver compreso ogni cosa. Tutto era perfetto...

Quando mi risvegliai, si risvegliò anche il dolore (avevo un lungo taglio all'addome) e tutta l'esperienza divenne meno nitida. Non riuscivo a trattenerla. Non ne ho conservato nella memoria che una parte infinitesimale. Da allora però so che l'amore è il segreto della vita, il segreto di Dio e so anche che Dio è questa Luce splendida e meravigliosa e insieme l'energia che impregna l'universo. Credo in una religione senza frontiere, quella dell'amore che è nel cuore di ogni essere umano e che, al di là dei dogmi, conduce l'uomo a trasformarsi da bruco in farfalla.



6 ottobre 2012

Dolores Cannon e il 2012; cosa sta avvenendo!


NuovAurora, 6 Ottobre 2012

Vorrei porre alla vostra attenzione questo interessante video della ricercatrice, psicologa e ipnoterapista americana Dolores Cannon.

Forse molti di voi la conosceranno già, ma il contenuto di tale video è degno di nota in quanto spiega in maniera chiara cosa sta avvenendo a livello energetico in questa nostra “Fine dei Tempi”, del cambiamento nei corpi, dando una spiegazione nuova del famoso versetto di Luca 17, 34-36:

“Vi dico: in quella notte due si troveranno in un solo letto; l’uno verrà preso e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo, l’una verrà presa e l’altra lasciata”.

Dunque sperando che possa esservi utile se non altro come motivo di riflessione auguro a tutti...

Buona visione!